Il rispecchiamento nella natura tra benessere e conoscenza di Sé

Almeno una volta nella vita tutti quanti facciamo esperienza del piacere che ci trasmette un bel tramonto, cosi come un bel paesaggio, se non il fresco di un bosco, l’erba verde, l’acqua limpida che scorre.

Ce ne parlano anche scrittori – viaggiatori che riconoscono i benefici della natura nella loro esperienza e, in generale, sugli individui. H. David Thoureu, autore di Camminare, pubblicato nel 1862, racconta i suoi pensieri durante le escursioni nella natura selvaggia, che considera guaritrice. Analogamente Rousseau (in “le fantasticherie del passeggiatore solitario”) racconta l’esperienza di contemplazione quasi atarassica, che gli deriva dalle passeggiate solitarie nella natura incontaminata e selvaggia di cui coglie il potere rigeneratore e purificatore. Afferma, al riguardo, Jean Starobinski che è “come se l’innocenza vegetale avesse la magica virtù di rendere innocente colui che la contempla”. (1) Prima ancora Kant nella “Critica del giudizio” (1790) afferma che la natura è espressione del senso del sublime, intuizione dell’infinito, e “dell’anima che possiede una facoltà superiore alla misura dei sensi.”


Dalla natura sembra, quindi, che si tragga un beneficio, una particolare forma di trance, che ci pone in un privilegiato contatto con la dimensione emotiva, provocando benessere.
Ma non solo. Quando un individuo entra in contatto con la natura, percorre una scorciatoia nel percorso che porta all’individuazione del Sé e all’integrazione degli opposti. Un effetto sostanzialmente analogo a quello che si ottiene tramite l’arte, in grado di generare meccanismi proiettivi, tramite la realizzazione di “manufatti”, appunto artistici. Per tale ragione può essere utile sviluppare un processo creativo che amplifichi gli effetti dell’attività artistica, operando in un contesto immerso nella natura. Infatti, “lavorare con arte e natura enfatizza i risultati” (2) .

Partecipare ad un processo fondato su una esplorazione che sfrutti il rispecchiamento nella natura, espressa mediante il corpo e le arti grafiche, può consentire, quindi, alla natura di divenire il “foglio” su cui leggere e scrivere una nuova visione integrata del tutto.

Alle orgini di tale metodo, vi sono gli studi di Ecopsicology (3) americani e anglosassoni, tra cui in particolare l’esperienza della “nature therapy“ di R. Berger (l’approccio pluralistico, natura e gestalt) e la “nature guided therapy” di G.W.Burns, una “multimodal sensual experience “ ossia una “terapia multidimensionale” (4) . Secondo tali studi, recuperare la relazione intima con la natura, interrotta con le grandi modificazioni del paesaggio, generate dalla rivoluzione industriale, è importante, perché la rottura di tale equilibrio (5) comporta il disagio psicologico e il disordine interiore dell’uomo (6); il recupero sarebbe necessario ai fini di un armonico sviluppo relazionale del bambino e dell’uomo. Perché, come ricorda Bateson in “Mente e natura”, è fondamentale conoscere le interrelazioni tra gli uomini e il contesto in cui sono inseriti, e quindi anche dell’ambiente naturale che lo circonda (7).

Fondamento teorico del rispecchiamento

Dal punto di vista della psicologia e delle neuroscienze, il rispecchiamento sarebbe un fattore innato. Secondo E.O. Wilson, autore della Biofilia Hypothesys, si tratterebbe infatti di un’ “innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente” (8).
Tale esito sarebbe dovuto secondo la Attention Restoration theory di Rachel e Stephan Kaplan alla cosiddetta attenzione indiretta (fascinazione), la sensazione del rapimento per tutto ciò che è vivente e la dimensione affettiva, che appunto ne consegue, tramite l’empatia asimmetrica.
L’attenzione involontaria, o fascinazione, consente, infatti, all’attenzione diretta di riposarsi e rigenerarsi, per effetto – secondo Ursula Goodenough – delle reti neuronali coinvolte nella contemplazione, relative ai sentimenti materni/paterni connessi alla cura.

Tali sentimenti quando si estendono per “condivisione partecipatoria” a forme di vita non umane (la natura e gli animali), costituiscono una manifestazione dell’empatia (la capacità di sentire, comprendere e condividere i pensieri e le emozioni di un’altra persona) che comunque non è perfetta. Per tale ragione è definita asimmetrica, perché le altre forme di vita non possono vivere l’empatia e quindi condividere le stesse esperienze ed emozioni umane. Tale capacità, detta intelligenza ambientale (8° tipologia nella teoria di Gardner) consentirebbe di ristabilire un efficace rapporto tra uomo e natura, e uno sviluppo psichicamente ordinato nel bambino (9).

Sotto altra angolazione il rispecchiamento si potrebbe definire un flusso vitale, che consente una condivisione emotiva olistica, che su un piano individuale è spiegata da Daniel Stern (10) con le forme dinamiche vitali, che sono, appunto, all’origine di processi neuronali che, per effetto dei neuroni specchio, genererebbero un’equivalenza tra percezione e azione, definito sinteticamente simulazione incarnata, cioè l’embodiment (11).

La creazione del setting e l’individuazione di uno spazio transizionale

Per vivere un’esperienza di condivisione di questo tipo, occorre in in primo luogo delimitare un’area che diviene una “camera terapeutica” (12), un nuovo “open space ” (13), uno spazio-oggetto transizionale, nel senso indicato da Winnicott, destinato a organizzare la negoziazione, l’adattamento ai bisogni interiori, e che adatta il seno esterno-natura alla gestione degli sconvolgimenti interiori. Uno spazio dove costituire un’alleanza per maneggiare empaticamente le emozioni.
La natura, infatti, può divenire il medium nella relazione tra il conduttore e la persona, agevola questi momenti di relazione empatica che consentono la crescita nell’intersoggettività (14).
Ciò, secondo Martin Jordan (15), sarebbe dato dal fatto che la natura ha un potere evocativo della diade primaria. La natura in sostanza sarebbe madre e consentirebbe di creare uno spazio transizionale in cui l’utilizzazione di linguaggi artistici potrebbe rendere possibile un efficace processo di riconoscimento e riequilibrio.

Creatività e rispecchiamento nella natura

Come avviene il rispecchiamento?
In questo il corpo ha una funzione fondamentale, che rende necessario una presa di consapevolezza del proprio corpo e delle proprie gambe nel camminare, amplificandone la dimensione percettiva.
Utilizzazione del corpo, che è reso attento all’ascolto profondo, e rispetto al quale si evoca la memoria (corporea) dell’inconscio individuale e collettivo, con movimenti e gesti che pongano l’individuo in armonia con le forme della natura, per facilitare il rispecchiamento con la stessa. Analogamente occorre attivare il corpo consentendo al medesimo di “comporre” gesti simbolici .

Combinare il movimento corporeo con la partecipazione al mondo della natura, aiuta ad accettare le trasformazioni (16) e quindi a riequilibrare le polarità. La natura è, infatti, un processo vitale attivo, costituito di stagioni, di costanti cambiamenti ed evoluzioni. Partecipare a questo processo trasformativo determina un potenziamento dell’ autostima, in ordine alle proprie capacità proattive, rispetto al raggiungimento di una situazione di equilibrio e benessere, così consentendo di armonizzare natura con corpo e mente.


Un altro aspetto essenziale per affinare la percezione ed attivare il rispecchiamento è la respirazione, perché costituisce un aspetto che accomuna tutto ciò che è vivente, consentendoci in senso lato di sintonizzarci con la natura circostante (17).

Un altro aspetto fondamentale è la dimensione visiva.

Si tratta, però, di un “open monitoring”, ossia di un guardare senza cercare, in attesa di essere cercati (18). In altri termini, un esercitare lo sguardo in modo che non vi sia un controllo cognitivo conscio, che potrebbe generare l’applicazione di schemi, di filtri, che impedirebbe un’espressione ed una percezione autentica del proprio sentire. Un lasciare emergere dall’inconscio la forma evocativa di contenuti interiori mentre si contempla l’insieme. Come ricorda Munari (19), ciascun individuo con l’immaginazione vede ciò che è invisibile in quanto non ancora esistente, ma che con la creatività diviene realizzabile. Il mondo esterno produce, infatti, stimoli per l’intelligenza che la memoria e l’immaginazione utilizzano tramite la creatività per produrre modificazioni, in primo luogo nel mondo esterno, e poi (ma non solo in seguito) in quello interiore.
Tale processo può inoltre essere aiutato mediante una fantasia guidata, che muova lo sguardo verso ciò che può parlare all’inconscio dei partecipanti, prestando cura – per quanto possibile – al contenimento e all’ascolto delle esigenze dei singoli, pur essendo in una dimensione di gruppo (20).

Visualizzare il rispecchiamento: le forme della natura espresse graficamente

Il movimento corporeo, che ha disegnato il movimento nello spazio ed ha interiorizzato le forme della natura, in cui la “presenza” di sé si irradia (21), può essere espresso graficamente o fotograficamente.
Disegnare diventa così “espressione di una percezione globale della persona, che pertanto non può essere la ripetizione descrittiva della realtà”. Munari, in Fantasia (22), porta l’esempio di quanto liberi la creatività “disegnare con l’insalata”, cioè con foglie di insalata, che immerse nel colore elaborano “forme nuove”, che “creano risonanze in chi le produce”.

Nello stesso modo la natura, intesa come spazio aperto, è piena di forme in continua trasformazione (23) e rigenerazione che possono essere percepite e riconosciute come proprie e la cui esplorazione mediante espressione corporea e grafica ci aiuta a raggiungere la “pregnanza archetipica” (24) dei “segni espressivi esplorati, cioè gli archetipi che ci strutturano, e ci consente di intuire nuovi atteggiamenti possibili e valori e risorse esistenti, avviandosi così verso cambiamenti e/o apprendimenti che divengono possibili.

Ma non solo colori e disegno. Judy Weiser (25) afferma che tramite la fotografia, che utilizza tecniche proiettive, è possibile esplorare le fantasie di chi le realizza.


Con la fotografia nella natura un soggetto narra, verbalizzando contenuti interni, partendo da contenuti esterni interiorizzati: tutto ciò che c’è fuori in qualche modo in base alle nostre personali percezioni, parla, infatti, di noi. Un processo speculare rispetto a quello praticato mediante il linguaggio del disegno e della pittura, che esteriorizza contenuti interni.

Note al testo

  1. Henry David Thoureu, “Camminare” , 1862, Ed. Mondadori
  2. In questi termini si esprime Farrelly-Hansen, con i mandala realizzati sulla sabbia della spiaggia.
  3. La c.d. Ecopsicologia, che studia modalità e approcci possibili per recuperare un equilibrio sistemico tra uomo e natura ” , tra cui in particolare in Clinebell (1996, che parla di “ecological spirituality”) o di individuazione di pratiche di interconnessione con la natura rinvenibili nell’Ecoterapia di Roszak(1992).
  4. R. Berger, Incorporating nature into therapy: a framework for practice in journal of Systemic therapies, Guilford press, 2006, e G.W.Burns, Nature guided Therapy: Brief integrative strategies for health and well being, 1998.
  5. Secondo Henry David Thoureu, op.cit., “La wilderness viene soppiantata dalla rivoluzione, dal modernismo industriale e diviene un’esigenza il recupero della stessa….”
  6. M. Jordan in “Nature and therapy. Understanding counselling and psycoterapy in outdoor spaces” riporta le ricerche di Louv che, esaminando alcuni problemi psichiatrici in Nature deficit Disorder del 2008, afferma che “Children are suffering from a deficit of contact with the natural world” e proseguhe citando una ricerca (Cheng and Monroe 2012) che mostra che solo 1/5 dei bambini esaminati sono connessi con la natura in UK e conclude al riguardo che “Borrows argue his theory of child development must be evolved taking into consideration that infants born into not only a social but an ecological context.”, capitolo 1.
  7. C. Coccia in Commento a “Mente e natura di Bateson” http://www.psicologiarelazionale.org/letture/mente-natura.html
  8. Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Biofilia . In particolare la Biophilia Hypothesys si tratta di “un complesso di emozioni diverse negli organismi viventi che li porta a prediligere una relazione con ciò che è vivo, come la Natura”. Tale preferenza spiegherebbe anche le scelte in ordine “all’habitat, come tendenza a preferire di stare in una posizione sopraelevata, che offra un’ampia visuale; avere davanti a sé uno spazio aperto con prati e alberi sparsi; essere vicino ad una distesa d’acqua come un lago, un fiume o il mare”
  9. Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Biofilia vedi anche: https://en.wikipedia.org/wiki/Attention_restoration_theory http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10937404.2016.1196155
    Di recente la tesi della Attention Restoration Theory è stata arricchita da ricercatori del Baycrest’s Rotman Research Institute di Toronto in collaborazione con la University of Michigan e Stanford University i quali hanno dimostrato che semplicemente camminare in un parco naturale può portare benefici in termini cognitivo-affettivi nelle persone depresse (con diagnosi di depressione maggiore). Il punto di partenza dello studio è appunto la Attention Restoration Theory (ART) sopra descritta, secondo il contatto con la natura (anche la semplice visione di immagini ad essa attinenti) consente alla mente di superare le distrazioni del mondo urbano e rilassare anche funzioni cognitive attentive e di working memory.
  10. D. Stern. Le forme vitali. L’esperienza dinamica in psicologia, nell’arte, in psicoterapia e nello sviluppo, Ed. Raffaello Cortina, 2011. Si tratterebbe di impulsi mentali che integrano diversi avvenimenti interni ed esterni, tra cui movimento forza, tempo, spazio, direzionalità/intenzionalità, che sono tutti aspetti dello stesso fenomeno, poi fusi dalla mente in un’esperienza olistica, una gestalt, multisensoriale, che ne consente l’acquisizione e la decodifica.
  11. “Percepire un’azione non semplicemente come una sequenza di movimenti equivale a ‘simularla’ internamente, ossia attivare il suo programma motorio pur in assenza dell’esecuzione fattuale di quella stessa azione”. Un meccanismo che “consente all’osservatore di utilizzare le proprie risorse neurali per penetrare il mondo dell’altro ‘dall’interno’, mediante un meccanismo automatico e prelinguistico di simulazione motoria. Tratto da http://www.treccani.it/enciclopedia/simulazione-incarnata_(Lessico-del-XXI-Secolo)/
  12. M. Jordan, op. cit. ultimo capitolo, che sottolinea l’importanza della delimitazione del setting per stabilire la fiducia tra partecipanti e terapeuta/i.
  13. M. Jordan, op. cit. cap 2
  14. Si intende per intersoggettività le interrelazioni tra terapeuta-paziente che aiutano a creare un nuovo equilibrio https://it.wikipedia.org/wiki/Intersoggettivit%C3%A0; M. Jordan, op. cit. sottolinea che la natura agevoli questo processo che poi si espande nelle relazioni esterne del paziente.
  15. M. Jordan, Op. cit., cap. 2 che riferisce degli studi di Shepard, Searles, i quali sostengono che gli stili di attaccamento e riflessi della diade primaria emergano tramite paure e fantasie relative alla natura.
  16. M. Jordan, op. cit., cap. 7, che riferisce delle esperienze di Ecotherapy , fondate sulla struttura archetipica dell’alternarsi delle stagioni
  17. M. Amos Clifford , A little Handbook of Shirin-Yoku, Td. Association of Nature and Forest Therapy guide and programs, 2013, p. 19
  18. D. Mormorio, “Meditazione e fotografia. Vedendo e ascoltando passare l’attimo”. Contrasto, 2015, p 69-73, 75 ess 94-95 e 99 e ss e M. Amos Clifford, A little Handbook of Shirin-Yoku, Td. Association of Nature and Forest Therapy guide and programs, 2013, p. 19,20
  19. B.Munari, Fantasia, Laterza, 1998, pp. 21 e ss.
  20. Ci sembra infatti che l’ascolto debba essere centrale nel processo che è percettivo dall’esterno verso l’interno e dall’interno verso l’esterno, nella misura in cui su due binari si percorre avanti e indietro la percezione del proprio sé e la percezione delle forme della natura.
  21. In questi termini Naccari, op cit.
  22. B. Munari, op. cit., p. 163
  23. B. Munari, op. cit., p. 173 in cui afferma che disegnare nella natura consente di eseguire l’esercizio suggerito da D’Arcy Thompson in “Crescita e Forma”, che evidenzia “l’importanza di seguire le forme nel loro sviluppo”. Esercizio che – ricorda Munari – lo stesso Leonardo compiva, nel tentativo di comprendere scientificamente la natura. Ne indagava con il disegno le forme, ponendo attenzione alle tensioni, che ne esplicitavano i meccanismi di crescita e funzionamento
  24. A.G.A. Naccari in La mediazione corporea per un’ educazione olistica. Simboli in movimento tra pedagogia e terapia, Guerrini scientifica 2012, p. 14
  25. J.WAISER Fototerapia. Tecniche e strumenti per la clinica e gli interventi sul campo Ed. FrancoAngeli 2013 p. 21, 35 e 57 e ss.